Cinema

Simona Izzo: "Capire come ci percepiscono gli uomini"

Simona Izzo: "Capire come ci percepiscono gli uomini"

Abbiamo incontrato a Torino Simona Izzo, regista e sceneggiatrice di film quali “Maniaci sentimentali” e “Camere da letto”. L’occasione è stata l’anteprima del suo ultimo film “Tutte le donne della mia vita”, con Luca Zingaretti. Come in altri suoi lavori, in questo film racconta le donne, ma in una maniera un po’ diversa, ossia attraverso lo sguardo di un uomo. Che tipo di approccio ha usato per questa storia? Guarda, c’è una frase che io non ho messo nel film, che però dico sempre quando ne devo parlare, e suona così: “Il giorno in cui le donne capiranno come le percepiscono gli uomini sapranno qualcosa di loro” […] Quest’uomo che in un momento difficile della sua vita ripensa alle donne, non solo quelle che ha amato, ma anche a sua madre, e sente di aver bisogno di loro nel momento sbagliato perché avrebbe dovuto amarle quando loro amavano lui. Ho tentato di capire il motivo di un certo “dongiovannismo” che ancora esiste, soprattutto in certi uomini che oggi hanno 40 anni e si percepiscono ancora come dei ragazzi […] Lei ha parlato del personaggio interpretato da Luca Zingaretti come di un artista, al pari ad esempio di un attore… …O di un regista direi. Tu devi pensare che un regista ha una sceneggiatore e uno chef ha una ricetta, un regista ha una troupe e uno chef una brigata, un regista ha degli spettatori, uno chef ha dei clienti […] Sono degli artisti che finalmente vengono riconosciuti. Quindi lei pensa che nella vita di un’artista sia importante il punto di vista femminile? Io penso che l’amore, i sentimenti e le emozioni scatenino in noi anche la creatività […] L’artista ha bisogno di un’ispirazione, deve coniugarsi con qualcun altro, che di solito è la sua musa! Il fatto che il protagonista sia solito sedurre le sue donne dicendo a tutte che hanno lo stesso nome di sua madre è solo una tattica di seduzione o c’è qualcos’altro dietro? No, vedendo il film si capisce che la madre ha una grande personalità, ma lo ha anche tradito… Professionalmente per lei Torino è stata una “scoperta”: ma lei aveva già qualche rapporto con la città? Intanto io sono un’ansiosa e Torino è una città che mi dà la possibilità di farsi scoprire, non si nasconde mai. Il mio libro di riferimento è “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese; Davide Scabin è lo chef a cui io mi sono ispirata per questo film e opera al “Combal Zero” al Castello di Rivoli. Ho aperto anche un ristorante a Torino (lo Zaferano Café, n.d.r.) e ho una società di pubblicità (la Top Time, insieme a Ricky Tognazzi, Riccardo Pessana e Paolo Tenna, n.d.r.). E quindi diciamo che Torino è nel mio destino, fa anche rima! Destino professionale, ma dal punto di vista personale invece? Dal punto di vista personale ogni volta che vengo qui…non posso dire che mi sento a casa, perché io mi sento a casa a Roma, però mi sento nel giardino di casa!